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“CHISIYAi MAMA”: la madre di tutti i semi

Le storie raccolte degli antichi abitanti delle Ande raccontano dell’apparizione di un grano dai notevoli poteri energetici capace di placare la fame nelle situazioni climatiche più difficili e nelle lunghe carestie; in realtà si sa che la quinoa era coltivata dalle popolazioni Maya e Inca già dal 5000 A.C.

Testimonianze dell’esistenza di questa pianta si trovano in diversi reperti archeologici rinvenuti all’interno di sepolture in Cile e in Perù, gli Aymaras e gli Incas collocano l’origine della quinoa nei loro territori intorno al lago Titicaca, altre la vedono nascere nei territori dei Chibcha (Colombia) espandendosi poi lungo tutte le Ande; comunque in tutti i miti e le leggende delle culture andine la quinoa “è il grano madre di un territorio: le Ande”.

Per questo la quinoa ha un sinonimo: “chisiya mama” che letteralmente significa “la madre di tutti i semi” in quechua. ‘Seme’ perché è di un seme che si tratta, ‘madre’ perché è un alimento tra i più sani ed energetici, un grano che assolve il ruolo del riso e del frumento ma con un potere nutritivo notevolmente più elevato.

È madre anche perché era considerata sacra, donata direttamente dagli dei, un cibo per la salute o forse – ancora prima – per la sopravvivenza.
Cerimonie e rituali accompagnavano la semina e il raccolto: lo stesso imperatore Inca dava inizio alla semina con un aratro d’oro: durante il raccolto i semi erano offerti al dio sole (Inti) su un vassoio anch’esso d’oro.

Grazie alla sua grande capacità di adattamento alle diverse condizioni climatiche la quinoa si espande in tutto il Tahuantinsuyo (insieme dei territori governati dall’impero incaico) e quindi in tutte le Ande, come alimento vitale, considerata una delle principali basi su cui progredirono le grandi culture delle andine.

Eppure per molte ragioni è stata trascurata: per la misura molto piccola dei suoi grani, per il procedimento necessario a renderla commestibile, e perfino per superstizione, perché legata a rituali magici e religiosi. È rimasta così un alimento misterioso delle Ande e pochi al di fuori delle popolazioni autoctone che la consumano da sempre, ne conoscevano le proprietà e l’uso.

Fino al 1980 la coltivazione della quinoa è progressivamente diminuita, arrivando quasi alla sua estinzione: era consumata solo nelle Ande e praticamente non era conosciuta nelle città della costa. Poi, nel 1983 durante la conferenza annuale della FAO si decise di promuovere la ripresa della produzione dando origine a ricerche che rilanciarono la coltivazione e il consumo delle coltivazioni minori e degli alimenti indigeni vegetali.

Oggi assistiamo alla rinascita della quinoa e alla sua diffusione in tutto il mondo, con il riconoscimento dell’importanza di questa nobile pianta dalla tradizione così speciale, non solo ottima per la salute ma anche molto buona e versatile, base per moltissime ricette gustose.

È cucinata dai migliori chef peruviani, è nel giro di pochi anni questo cibo andino è diventato in Occidente non solo famoso ma anche “chic”, e più facile da trovare nei negozi di alimenti biologici e nei supermercati.

Sarà perché la coltivazione di questi semi ha oltrepassato i confini della produzione d’origine; sarà perché è stata un’alternativa importante per i paesi che soffrono d’instabilità alimentare, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 2013 l’Anno Internazionale della Quinua.